Un principio di prosciugamento in Tōru Takemitsu

Il passaggio da una visionarietà tagliente a una visionarietà calibratamente distesa, persino flebile, potrebbe non rivelarsi compatto e prevedere, anzi, dei giochi di raccordo e di intermediazione.

Si inseriscono all’interno di tali possibili circuiti altalenanti alcune delle principali composizioni pianistiche di Tōru Takemitsu, avvolte da un’innegabile sofisticatezza e pronte a conquistare, volta per volta, una dimensione errabonda, essendo quasi animate da forze e spinte girovaghe, in grado di far emergere una natura filamentosa, unita a una certa sofficità del dettato sonoro.

La frase, in Takemitsu, non possiede la carica tipica di un ammonimento. Nel suo porsi essa si manifesta come una sottile prefigurazione.

L’ampiezza delle strutture accordali non cerca grandiosità, ma una pura espansione. Come di fronte a un’apertura diaframmatica riguardante il respiro. Si potrebbe parlare di una sorta di principio sottostante di prosciugamento, che porta a limare e a traslare gli echi di virtuosismo in traiettorie di grazia. Mi piace ipotizzare, inoltre, la presenza di una componente ventosa, che principalmente si avverte nel delinearsi e concretarsi di una poliritmia costante, responsabile di cauti slittamenti che, in ogni caso, non possiedono intenti disgiuntivi bensì articolatori. Ci si colloca spesso al di fuori da un radicamento vero e proprio, come se la musica puntasse a mantenersi magicamente “sollevata”. Contribuiscono a ciò le presenze di suoni acuti di carattere benefico. Manciate di suoni apicali che sembrano lasciar maturare una verticalità mai invadente. Di fronte a una vera e propria brama di sospensione si rivelerà necessaria una degustazione non frettolosa, un abbandono etereo.

Si avvertirà con evidenza l’alone delle scelte pianistiche riconducibili a Olivier Messiaen, che influenzò di certo il percorso del compositore giapponese, come ampiamente dimostrato. Un Messiaen circondariale, che aleggia dunque a tratti come una malleabile insinuazione.

Compito del pianista sarà quello di provvedere ad una giusta miscelazione degli elementi. Con onestà interna, con pacatezza.

Anna Laura Longo

Postilla

All’interno del Festival Accès Asie, il più antico festival canadese che celebra le arti del patrimonio asiatico, si è da poco concluso un concerto virtuale. E così in data 21 maggio 2021, si è vista la pianista Kyoko Hashimoto, alle prese con Litany (in memory of Michael Viner) e Rain Tree Sketch II ( in Memoriam Olivier Messiaen ) di Tōru Takemitsu. Il programma è proseguito con Chained Hands in Prayer di Yuji Takahashi e con 12 Preludes di Rikuya Terashima. Il festival ha festeggiato quest’anno il suo 26° anniversario.

News Reporter

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