I colori della musica

Qualche giorno fa ascoltavo “Aironi neri” dei Nomadi.
Questo brano mi ha sempre (ovviamente) evocato molti colori associati alle parole della canzone.
Parlando di “Inverno bianco” o di “Estate gialla” il colore si “vede” bene perché l’associazione e diretta.
Ma ogni tanto mi succede di “vedere” dei colori ascoltando la musica classica (ma anche Rock), senza nessuna parola e quindi questa cosa mi ha sempre incuriosito.

Ricercando in Internet ho trovato che alcune persone possiedono una speciale condizione neurologica che permette loro di associare una musica ad un colore in una maniera molto più istintiva e sviluppata di altri. Il termine medico di questa condizione è sinestesia o più precisamente cromestesia.

A quanto ho capito è una condizione piuttosto rara infatti sembrerebbe che possa succedere ad un individuo ogni tremila.
Io non penso di essere uno di quelle persone, penso semplicemente che certe situazioni musicali stimolino in me diverse “sensazioni colorate”.

Ho trovato che Kandinsky associava particolari colori alla musica, così come Vincent Van Gogh, Leonard Bernstein e Duke Ellington.

Il professore di psicologia all’Università di Berkley Stephen Palmer ha spiegato questo tipo di fenomeno attraverso un esperimento chiedendo a persone “non sinestetiche” di associare dei colori ad alcuni brani.
Il risultato è stato che pezzi più veloci ed in tonalità maggiore tendono a comunicare colori chiari, caldi ed intensi. Quando invece la musica rallenta con tonalità minori si tende a scegliere colori scuri e freddi. Quando la musica è energica i colori sono prevalentemente il rosso e il nero e con ritmi afro-cubani hanno riscontrato che i colori predominanti sono solo quelli caldi.

L’associazioni musica/colori non è però l’unica che possiamo fare. Tutti i nostri cinque sensi possono interagire, infatti “vediamo” l’immagine di un vetro che si rompe solo sentendo il rumore dei pezzi che cadono a terra, e questo perché il nostro cervello è “multisensoriale”. Il “meccanismo biologico” della cromestesi è comunque molto complesso e si pensa dipenda dall’attività neuronale tra le diverse aree del cervello come l’amigdala e tutto il sistema limbico, e quindi questo potrebbe significare che possa dipendere dai sistemi che regolano le nostre emozioni.

Quello che si evince è che la scelta di un colore associato ad una musica dipenda sia dal tipo di musica sia soprattutto dalle emozioni che la musica stessa suscita. Una delle ipotesi più accreditata dice che si tratta di “antropomorfismo musicale” ovvero dal fatto che noi percepiamo la musica come se fosse una persona e che, questa persona, comportandosi in diversi modi ci fa esprimere diverse emozioni.

Ancora una volta come questo avvenga non è assolutamente chiaro però è sempre divertente vedere come gli scienziati cerchino di spiegare ogni cosa… e ancora una volta la ricerca scientifica è una cosa meravigliosa, ma la musica è infinitamente più profonda.

News Reporter
Una goccia nell'oceano...

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