
Canottiera a righe orizzontali, costume da bagno e sandaletti di plastica, il bambino col ciuffo era pronto per uscire quando la nonna dalla camera gridò: “non fare il bagno subito che hai appena mangiato”, “non ti preoccupare nonna tanto prima delle quattro e mezza non ci fanno entrare in acqua, ciaooo”.
Arrotolò alla meglio l’asciugamano azzurro e se lo mise sulle spalle, in un attimo era per le scale e poi in strada verso l’oratorio (in realtà si diceva “andare dai preti” e non all’oratorio).
La strada era breve ma faceva caldo e per evitare di far tutto il giro fino all’entrata principale il bambino, come al solito, si intrufolò da un pezzo di cancello rotto sul lato lungo che dava sul campo da calcio.
Si avviò a passo svelto verso il punto dove si radunavano tutti i bambini per essere portati in spiaggia, a Cispa.
C’erano due preti, uno simpatico l’altro meno, ma in fondo la cosa importante era essere accompagnati in spiaggia e lì finalmente potersi tuffare in mare; finché non fosse stato più grande il bambino sapeva di dover sottostare a qualche regola, benché la cosa non gli piacesse più di tanto.
Il don, quello più antipatico, quel giorno appena ci furono quasi tutti disse: “da oggi se volete prima di andare al mare potete imparare a suonare, vedete quel signore seduto sulle tribune? Si chiama don Mione ed è arrivato oggi”. I bambini si girarono verso le tribune di ferro a bordo del campo e intravidero la figura di un uomo con la barba lunga… non era vestito da prete però.
I più ignorarono l’invito e si avviarono verso il campetto di asfalto con un pallone cominciando a corrergli dietro, solo due di loro si fermarono a pensare incuriositi.
Alla fine decisero di andare a vedere che cosa potevano fare con questo prete “vestito normale”, si avvicinarono e salendo le scalette delle tribune videro per la prima volta il volto sereno e sorridente di un missionario.
I due bambini imbarazzati non sapevano che dire né che fare, il don sciolse l’imbarazzo offrendo loro un cioccolatino e disse: “ciao, sono don Mione, vengo da Torino e sono un missionario”, “cos’è un missionario?” chiese uno dei bimbi, “un missionario è un prete che non si veste da prete” disse ridendo lui e proseguì “non dice messa in una chiesa e se ne va in giro per il mondo”.
Silenzio e stupore, ma i bimbi erano affascinati da questo strano personaggio, “io per esempio sono appena tornato dall’Africa e lì insegno a leggere e scrivere a dei bambini come voi, starò qui un mese e poi ripartirò, voi come vi chiamate?” i due bambini dissero il loro nome gustando ancora il sapore del cioccolatino appena divorato.
“Allora, se vi va io posso insegnarvi un po’ di musica, voi avete mai suonato?”, “no” disse uno ma il bimbo col ciuffo e la canottiera a righe rispose con orgoglio “io sì, i miei genitori mi hanno regalato un organo Bontempi a Natale!”.
“Bene, io vi insegnerò a suonare un po’ l’armonica a bocca, come questa qui” e tirò fuori dalla tasca un’armonica colorata iniziando a soffiarci dentro. I bambini rimasero a bocca aperta… come suonava bene!
“Allora ci vediamo domani alle tre; però dovete dire ai vostri genitori che vi serve un’armonica per studiare e dite loro anche che se vogliono posso darvela io, bastano 500 lire. Ora andate che tra un po’ si va al mare”.
I due bambini salutarono e corsero verso l’allegro gruppo diretto a Cispa.
Quel pomeriggio, il bagno in mare sembrò troppo breve, più del solito, e quando i don ordinarono di uscire dall’acqua ci furono i soliti mugugni “dai ancora un po’”, “ma è presto don” e cose del genere. Il bambino col ciuffo però era immerso a fantasticare sul giorno dopo, quando avrebbe cominciato a suonare l’armonica e quindi uscì dall’acqua di buon grado.
Pensava “di sicuro me le daranno 500 lire… mi hanno già regalato l’organo”. Ma fino a che non avesse avuto in mano l’armonica sarebbe stato meglio non cantare vittoria.
Tornò a casa da nonna e poi, quando i suoi genitori tornarono dal lavoro, si avviò verso casa cercando nella sua testa il modo migliore per convincerli a sganciare le 500 lire.
Dovette essere molto convincente, perché non solo i suoi gli diedero le agognate 500 lire ma gli dissero anche che, se la cosa gli fosse piaciuta, avrebbe potuto in futuro continuare a studiare con un maestro di musica vero.
Al bambino col ciuffo però al momento bastava quello strano prete; chissà quante cose avrebbe imparato con lui.
Di solito non vedeva l’ora di andare “dai preti” per poi correre in spiaggi,a ma quella sera la smania e la curiosità erano tutte rivolte a quella lezione di musica che avrebbe avuto il giorno dopo.
La mattina dopo suo padre era di riposo e non appena lo incontrò in cucina mise sul tavolo la banconota gialla, “per comprarti l’armonica” disse, il bimbo si limitò ad un “grazie papà”, ma avrebbe voluto saltare di gioia e nella sua testa è proprio quello che fece.
Quel pomeriggio, dopo il solito pranzo dalla nonna, il bambino col ciuffo uscì ancora prima del solito per “andare dai preti”, si appostò nei pressi della tribuna aspettando sia il suo amichetto che soprattutto il don missionario.
Il suo amico arrivò ma non sembrava più tanto convinto di voler imparare a suonare, e si limitò a dire “ciao io vado a giocare, ci vediamo dopo”.
Insomma, il bambino col ciuffo era di fatto l’unico, tra almeno una cinquantina di potenziali allievi che il missionario era riuscito a rimediare.
Puntualissimo arrivò alle tre e salutando disse: “e il tuo amico?”, “non viene don, ha cambiato idea, ci sono solo io”, “va bene, nessun problema, prendi un cioccolatino e sediamoci lì in alto”.
Scalarono le tribune per sedersi sul gradino più alto, ora il bambino si sentiva più a suo agio e diede uno sguardo più approfondito al suo nuovo maestro mentre lui preparava il materiale per la lezione.
Don Mione era minuto, una lunga barba nera con accenni di bianco, quanti anni avrà avuto?
Trenta, quaranta? Per un bimbo di otto anni tutti gli adulti hanno un’età non proprio così definita.
Era vestito in modo davvero semplice, una camicia rosso sbiadito a maniche corte, infilata in un paio di jeans che sembravano più corti del dovuto e il classico sandalo francescano di pelle. Allora è così che si vestono i missionari (comboniani come seppe dallo stesso don Mione qualche tempo dopo).
“Ecco la tua armonica!” disse porgendogli una scatolina lunga di cartone, a forma di scrigno, col coperchio bombato ed il bordo azzurro.
Il bambino col ciuffo la aprì e vide il SUO strumento, un’armonica stretta e lunga di colore rosso con ideogrammi cinesi incisi sopra; la stava ammirando con gli occhi spalancati quando il don iniziò a soffiare nella sua armonica, il bambino alzò gli occhi e vide il missionario comboniano divertito, sembrava anche lui un bambino.
Suonò “Oh Susanna”, al bambino col ciuffo sembrò quasi di sentire un’orchestra, pensò “che bel suono, voglio impararla anch’io” e restò lì, con la scatolina della sua armonica in mano aspettando che il suo maestro finisse di suonare.
Terminò l’esibizione con una nota lunga che sfumava.
Poi posò la sua armonica e con un gesto lento, quasi plateale, mise una mano in tasca, ne tirò fuori un piccolo portamonete e dopo averlo aperto prese uno spillo, di quelli che la nonna usava per fermare gli orli dei pantaloni prima di cucire.
Il bambino col ciuffo non capiva bene cosa c’entrasse uno spillo con la sua prima lezione di armonica a bocca, don Mione disse con la sua voce dolce e tranquilla, quasi sussurrata: “dammi la TUA armonica che ti svelo un segreto”.
Il bambino col ciuffo porse la scatolina ancora aperta al suo maestro di musica.
Lui la prese e infilò lo spillo sul lato corto sotto il coperchio, sollevando un foglietto di carta che era stato tagliato a misura e incastrato sotto di esso.
Lo prese e porgendolo al bambino disse: “queste sono le note di Oh Susanna”.
Erano scritte a penna, evidentemente da lui stesso.
In quel momento fu come se tutti i suoni del mondo entrassero dentro quell’armonica rossa, quel missionario dal viso tranquillo aveva appena cambiato la vita del bambino col ciuffo.
Nessuno dei due ne era consapevole, ma quell’istante fu come girare la prima pagina di un racconto.
È passato mezzo secolo da quel caldo pomeriggio di luglio dove il bambino col ciuffo, seduto sul gradino più alto di una tribuna metallica, scoprì davvero la magia della musica grazie ad un prete che non si vestiva da prete… un missionario.
DO-RE-MI-SOL-SOL-LA-SOL-MI-DO-RE-MI-MI-RE-DO-RE-DO…
Grazie don Mione!
In qualunque angolo dell’universo tu sia in questo momento.
Ué chist’ raccont’ è davero sfizzioso.
Stamm’a sentì amme.
Statt’bbuono guagliò!
L’emozione arriva come un’ondata in faccia. E quel suono finale è davvero potente, catapulta lì, accanto al bimbo col ciuffo e la maglietta a righe.
Grazie Roberta.
Sono contento di essere riuscito a trasmettere l’emozione di quel momento.
Caro bambino col ciuffo
Il racconto della tua armonica mionica
Mi ha commosso
Sei un grande
Armonica mionica … geniale!
Grazie Mike.
Il suo nome era Renato…
Don Renato Mione
Bei ricordi, tutti insieme a suonare con l’armonica ed il flauto
Grazie Mauro per questo ricordo 😉😉😉
Ammazza Fulvio che memoria!
Il nome l’avevo dimenticato.
E poi tu sei l’unico credo ad essere rimasto fedele allo strumento iniziale … caro il mio Armonichella 🙂